L’esperimento che dimostra tutto
Dan Ariely, economista comportamentale, nel suo interessante libro Predictably Irrational racconta l’esperimento illuminante che ha condotto per indagare come il riconoscimento influenza la motivazione: chiedeva a delle persone di assemblare figure LEGO, alcuni vedevano le loro costruzioni accantonate con cura, altri le vedevano subito smontate davanti ai loro occhi.
Risultato? I primi erano più motivati a continuare. I secondi si arrendevano.
Perché quando il nostro lavoro viene ignorato o annullato, anche il nostro impegno perde valore ai nostri occhi.
Questo vale nei team in azienda., ma vale soprattutto nel lavoro solitario di un freelance.
Quando nessuno ti dice bravo
Lavorare in proprio significa spesso presentare progetti, presentazioni, idee… e riceverne in cambio solo un freddo silenzio.
Niente feedback, niente risposta, niente conferma. Oppure solo una risposta tecnica o richieste di modifica, senza uno sguardo, senza un “bello”, senza un “grazie”. E questo è devastante, anche per i professionisti più strutturati.
La creatività ha bisogno di relazione, il lavoro prende senso nella connessione. Quando questa connessione manca, anche il flusso di energia si inceppa.
La procrastinazione non è pigrizia
Se ti ritrovi a rimandare progetti, a distrarti con attività secondarie, a non riuscire a iniziare qualcosa di importante forse non sei pigro, forse sei solo sfinito dalla mancanza di riconoscimento.
Quando il nostro lavoro non viene visto, la motivazione cala, le priorità si sfocano, il senso si smarrisce. E allora ci buttiamo in micro-attività che almeno ci danno un senso immediato di efficacia. O finiamo nel loop dei social, in cerca di un “like” che compensi il silenzio dei clienti.
Vuoi sapere di più sulla procrastinazione? Leggi Procrastinazione sul lavoro: cause e soluzioni pratiche
Freelance e creativi: i più esposti
Se sei un freelance creativo, questo meccanismo lo conosci bene. Ogni giorno costruisci significato, ma senza una cornice di riconoscimento esterno, anche le tue creazioni rischiano di sembrarti inutili.
Hai mai pensato: “Tanto non se ne accorgeranno”, oppure “Non vale la pena sbattersi così tanto”? Non è un problema di disciplina, è un bisogno di senso. E il senso nasce anche dal sentirsi parte di qualcosa che ha valore.
Organizzazione e motivazione: una danza sottile
Quando il riconoscimento manca, anche la tua organizzazione personale ne risente: perdi lucidità, fatichi a pianificare, ogni task sembra uguale agli altri. Ma non è il sistema che non funziona, è la tua energia che si sta spegnendo.
E l’energia viene dal significato. Non da un’app per il time tracking.
Come ritrovare senso quando nessuno ti guarda
La buona notizia è che puoi rigenerare la motivazione anche in assenza di riconoscimento esterno. Serve consapevolezza, qualche buona abitudine e la capacità di riconoscere valore dove altri non lo vedono.
- Inizia creando rituali di chiusura: ogni volta che concludi un progetto, concediti un momento di rilettura consapevole. Non limitarti a consegnare: archivia in modo curato, rifletti su cosa hai fatto bene, cosa hai imparato, e scriviti una nota di gratitudine per l’impegno che ci hai messo.
- Altro strumento potente è l’autovalutazione. Anziché aspettare un feedback che forse non arriverà, scrivilo tu: analizza cosa ha funzionato, cosa no, quali competenze hai usato, e in che modo questo lavoro ti ha fatto crescere. È un esercizio che, se fatto con costanza, trasforma il tuo lavoro in una fonte di senso personale, non solo professionale.
- Rendere visibile il tuo processo è un altro modo per rigenerare motivazione. Non devi aspettare l’approvazione di un cliente per raccontare cosa stai facendo: condividere il dietro le quinte, scrivere un articolo sul tuo blog, mostrare il progetto nel tuo portfolio, parlare di un passaggio importante in un post LinkedIn ti permette di ristabilire una connessione tra te e il mondo. Mostrare ciò che fai, anche senza fronzoli, è un gesto di fiducia in te stesso.
- Infine, coltiva connessioni vere: trova il tempo per confrontarti con colleghi, mentor, community. Bastano anche poche conversazioni autentiche per uscire dal senso di isolamento e rientrare in contatto con ciò che ti motiva davvero.
Quando ti senti invisibile, renditi visibile a te stesso
Non è debolezza volere riconoscimento, è parte del nostro funzionamento umano. Ma possiamo trasformare questo bisogno in uno strumento di crescita. Sii il primo a valorizzare ciò che fai, non perché sei egocentrico, ma perché sei consapevole.
Fa sì che ogni idea che sviluppi, ogni progetto che completi, ogni cliente che accompagni lasci un segno.
Anche se nessuno lo vede, tu lo sai e questo, a volte, è più che sufficiente per ricominciare con nuova energia.